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Ristorante: entro io o entri tu?

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È soprattutto al ristorante che assistiamo agli errori più clamorosi di galateo perché molti credono di conoscere e saper applicare le regole di comportamento in un locale pubblico. In realtà non è proprio così. L’esame inizia proprio entrando nel locale: l’uomo, da buon cavaliere, ceda il passo alla donna. Sbagliato!

Questo comportamento ha un’origine storica, ma non molto antica: ancora alla fine del XIX secolo, infatti, erano gli uomini a frequentare i locali, mentre le donne lo facevano di meno, e comunque sempre accompagnate da una figura maschile. Quindi, se la dama era invitata in una locanda, compito dell’uomo (cavaliere o suo servitore) era quello di valutare attentamente l’interno del locale, controllando che non ci fossero donne di malaffare, liti in corso o pericoli.
A ogni modo tutto dipende dalla porta. Se è aperta, chi invita fa passare l’ospite. Se è chiusa, chi invita precede l’invitato o gli invitati e si ferma sulla soglia per far passare gli altri. Capita però che all’entrata di ritrovino due persone dello stesso sesso. Chi entra per prima in questo caso? Sarà il più giovane ad aprire la strada al più anziano. Se avete ancora dei dubbi, e non volete chiedere l’età proprio sulla porta del ristorante, è bene che entri chi paga il conto.

Al ristorante il posto migliore viene sempre riservato alla donna, perché questo le permette di osservare e farsi osservare. Gli uomini non devono sedersi a tavola finché lei o tutte le donne della compagnia non si sono accomodate.
L’ordinazione dovrà essere fatta abbastanza in fretta, senza far perdere troppo tempo al cameriere; é lecito chiedere delucidazioni su eventuali piatti sconosciuti o farsi consigliare sulla scelta, senza però esprimere pareri personali (per esempio commenti sulla propria dieta, i propri gusti o sulle ricette).
È il cameriere che consegna il menu, e sempre alle signore. Quando a tavola c’è poca gente, chi invita raccoglie le scelte degli ospiti, quando invece la tavolata è composta da tante persone, ognuno eseguirà l’ordine per conto proprio.
Il cameriere va sempre chiamato con un gesto discreto, senza fischiare o alzare la voce.
Il bon ton prevede una serie di cose da non fare assolutamente. Il cellulare non deve essere posto sulla tovaglia come se fosse una posata; se la telefonata è inevitabile si avrà l’accortezza di non parlare a lungo e soprattutto non a voce alta. A tavola non si legge, non si fuma tra una portata e l’altra, non ci si rifà il trucco. Non si usa lo stuzzicadenti, anche se l’operazione viene nascosta da tovaglioli e mani (anzi, spesso procedendo in questo modo si attira maggiormente l’attenzione).

E il conto? Va saldato assentandosi con una scusa. Chi paga a tavola con carta di credito, invece, dovrà infilare in tasca la ricevuta senza controllare la spesa in presenza degli altri.
La donna si alza per prima e si avvicina all’uscita del ristorante. Chi paga, generalmente esce per ultimo.

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